Riparare è un atto radicale

Di Rose Marcario, Patagonia CEO

Segnaliamo questo articolo sull’importanza di ripare vestiti ed oggetti, pubblicato dal noto marchio di articoli sportivi Patagonia.

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Il negozio per tutti

La testimonianza di un’operatrice

L’inaugurazione è avvenuta nel maggio 2011, e oggi posso dire che il negozio Altr’Uso (Opera Segno di Caritas e Fondazione Comunità Solidale) oltre a costituire un prezioso punto di riferimento per le persone che hanno necessità di acquistare abiti e biancheria per la casa a prezzi modici, è diventato soprattutto luogo d’incontro, un posto dove sono nate bellissime relazioni umane. Il negozio è inoltre un posto interculturale  e democratico. Fioriscono incontri in maniera del tutto spontanea, soprattutto tra persone di culture  ed estrazione sociale  diversissime e questo, a mio avviso ,è il modo più efficace per far cadere barriere e pregiudizi. Potrei farvi tanti esempi ma quello che preferisco è quello delle feste improvvisate. Talvolta in negozio arrivano doni succulenti e quando succede è il momento per fermarsi attorno al tavolo e fare merenda….condividiamo le inattese delizie con le fortunate clienti che si trovano nel negozio in quel momento. Che si tratti di pane arabo e tè alla menta, torte di mela o dolcetti alla ricotta, nessuno rifiuta, si manda a quel paese la dieta e ci si ritrova a scambiarsi ricette.

In quei momenti non contano i veli sul capo o l’accento russo, la targhetta appesa alla camicia con scritto “volontaria Altr’Uso”o il fatto che di solito sei tu che prendi i soldi ed emetti lo scontrino; in quel momento  si è solo persone  felici di condividere un bel momento. Aspetto con trepidazione il giorno in cui potrò assaggiare il pane arabo cucinato da una bionda badante polacca, secondo l’antica ricetta marocchina…

Vorrei sottolineare come il clima di accoglienza ed empatia che si respira in negozio sia il frutto del lavoro costante e preziosissimo di tante volontarie, che ogni giorno prestano il loro tempo e le loro energie nelle varie attività del progetto: dal servizio di selezione degli indumenti, al lavoro di allestimento del negozio, alle pulizie, al supporto durante i giorni di apertura. A queste attività “professionali” si sommano spesso attività decisamente più relazionali: le volontarie si improvvisano vice-mamme o vice-nonne, cullando tra le braccia i bambini più piccoli per permettere alle loro madri di guardare con tranquillità tra gli scaffali.

Se poniamo l’attenzione sulla clientela del negozio, risultano evidente la  maggioranza donne, perlopiù straniere. In gran parte provengono dall’ Europa dell’ Est ( Russia, Ucraina, Romania, Polonia… ), sono in Italia sole e lavorano come badanti o domestiche. Acquistano per loro ma anche per i famigliari rimasti in patria.

Sono numerose anche le donne migranti provenienti dal Nord Africa. Spesso vengono in negozio con i loro figli, talvolta arrivano accompagnate dal marito. In misura minore arriva anche qualche padre con i figli.  Le signore nordafricane acquistano soprattutto per sé e per la loro famiglia, nelle settimane che precedono le vacanze estive acquistano anche qualche regalo da portare nei Paesi d’origine.

Negli ultimi mesi ho potuto constatare, rispetto ad inizio attività del negozio, come la clientela italiana sia aumentata considerevolmente e sia molto diversificata. Sono sempre più frequenti  le giovani clienti,  talvolta qualche anziano o donne in cerca di capi originali…l’impressione è che lentamente si stia consolidando, anche a Rovereto, l’idea che acquistare abiti usati sia un comportamento  virtuoso, economico, rispettoso dell’ambiente e controcorrente rispetto al diktat consumistico delle mode.

In conclusione credo possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro svolto fino ad oggi, abbiamo costruito un negozio speciale, un luogo che risponde a necessità concrete  ma anche un posto che lascia spazio al dialogo tra persone e culture diverse.

di Sara Gazzini – operatrice Negozio Altr’Uso Rovereto

La risposta della Caritas Diocesana al bisogno di vestiti

Dalle difficoltà a una nuova opportunità

La crisi economica sta costringendo anche le famiglie italiane a rivedere le proprie scelte di acquisto e di utilizzo dei beni. La drastica riduzione del reddito disponibile obbliga più o meno tutti a far quadrare il bilancio familiare: il risultato è l’abbassamento dei consumi sia di beni che di servizi. Queste ragioni economiche si intrecciano oggi con la cultura del riciclo, spinta da una crescente sensibilità ecologica che vuole rispettare anche le esigenze dell’ambiente, del nostro ambiente. Ecco allora un nuovo fenomeno, che intende superare la cultura dominante dell’usa e getta: da quando è iniziata la crisi economica, il mercato dell’usato è cresciuto in Italia di 1/3, contando oggi quasi 4 mila punti vendita di articoli vari di seconda mano.

Le risposte della Caritas

Anche la Caritas si è inserita in questo circuito, specialmente nell’ambito del vestiario. Gli impoveriti possono contare, nella nostra provincia, su vari Centri di Ascolto e Caritas Parrocchiali che donano gratuitamente scarpe e vestiti, conformemente all’insegnamento evangelico (Matteo 25, 36). Tutte le altre persone hanno invece la possibilità di rivolgersi ad un negozio “Altr’uso”, trovando vestiti validi, spesso di marca, usati poco, senza difetti, come fossero nuovi, ad un prezzo decisamente inferiore rispetto al nuovo acquistato in un normale negozio. Dove l’acquisto è anche relazione umana. L’apertura dei negozi “Altr’uso” sia a Trento che a Rovereto nasce dalla volontà di offrire una risposta innovativa alla richiesta di vestiario: aiutare le persone che si trovano in difficoltà economicae favorire uno.

Sono centinaia gli articoli venduti ogni mese in queste due sedi, frequentate sia da italiani che da stranieri di tutte le fasce di età, con motivazioni che spesso non si limitano alla sola difficoltà economica: si avverte in loro (sono per lo più donne) un gran bisogno di comunicazione e di considerazione sociale. Infatti, parte delle persone che frequentano Altr’uso, sono clienti abituali che hanno instaurato nel corso del tempo un rapporto di amicizia con le volontarie e le operatrici.
Accade quindi che le persone si presentino nei negozi di Trento e di Rovereto non per fare acquisti ma per salutare, diventando quindi anche un luogo di ritrovo e di incontro: un posto dove “clienti” e “volontarie” sono persone con un nome, una faccia e storie di vita da raccontare.

di Giorgio Broli – volontario Caritas